Now Reading
L’incipit della settimana: Antonio Ferrara, Zo’

L’incipit della settimana: Antonio Ferrara, Zo’

I morti mi piacevano. Non potevo farci niente, la morte mi prendeva un sacco. Ero al liceo, ero in prima superiore. A scuola ero famoso perché mi piacevano le storie dove qualcuno moriva. Non avevo molti amici, a scuola, anzi non ne avevo nessuno, perché la mia fama non aiutava. E un’altra cosa, mi piaceva: recitare. Mi mettevo davanti allo specchio e imitavo le prof. Quella di matematica, quella di italiano, quella di artistica. La mia preferita era quella di chimica; la facevo uguale. Mi venivano bene, davvero. Le facevo precise, con le voci giuste, i gesti e tutto il resto. L’unico che non imitavo mai era il prof di religione, don Furio, che era prete e cieco. Non mi veniva, di imitarlo. Non mi sembrava giusto, ecco, anche se se lo sarebbe meritato, a dire la verità, perché era un tipo manesco. Una volta che avevo sbagliato un comandamento mi aveva mollato un ceffone, solo che per fortuna aveva beccato per sbaglio il mio compagno di banco Marco Corsini, il più secchione della classe.

Tutti gli altri li imitavo alla perfezione. Li facevo uguali, da non crederci. Una volta mia madre mi sorprese in camera mia mentre imitavo quella di storia. «Si può sapere che stai facendo?» mi chiese, anche se si vedeva bene cosa stavo facendo, per cui la domanda se la poteva risparmiare. «Recito» risposi. Mia madre cominciò a scuotere la testa. «Ti guardi allo specchio e fai le mosse» disse. «Certo che sei un ragazzo strambo». In effetti non ero un ragazzo come gli altri, lo sapevo bene. E nemmeno mia madre era una di quelle mamme sempre in vena di farti le coccole. Anzi. Mia madre si chiamava Marzia. Aveva un nome da guerriero. Un’altra cosa che mi piaceva era un libro che stavo leggendo. Le avventure di Huckleberry Finn, si chiamava. Era la storia di un ragazzo che scappava di casa per andarsene in giro con una zattera sul fiume. Mi piaceva, quella storia, mi prendeva, forse perché quel tipo somigliava a me. Insomma, le cose stavano così. Recitavo e pensavo ai morti, piccoli e grandi, e a volte alle feste mi travestivo per fare spavento. Non andavo spesso alle feste, perché quasi nessuno parlava con me. Comunque la mia festa preferita era Halloween. Mi sarebbe piaciuto che ogni giorno fosse Halloween, che ti potevi travestire da vampiro e da cadavere e nessuno aveva niente da dire. Per questo mi chiamavano Zombie, anche se il mio vero nome era Lucio, e per fare prima a volte mi chiamavano Zo’. Mi chiamavano così anche perché ero secco e lungo. Mi sarebbe piaciuto conoscere di persona qualcuno che voleva suicidarsi, ecco, quello mi sarebbe piaciuto, ma non mi era mai capitato di incontrarne uno vero.

Finché non conobbi Anna.

 

Antonio Ferrara, Zo‘, San Paolo, 2016,  pp.192, €14.50

View Comments (0)

Leave a Reply

Your email address will not be published.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

COPYRIGHT 2019 ISSUE MAGAZINE WORDPRESS THEME. ALL RIGHTS RESERVED.

Scroll To Top