Xavier-Laurent Petit, Piccolo stupido cuore
Sisanda ha 9 anni e vive in un piccolo villaggio africano con la madre Maswala, la nonna Thabang e lo zio Bénia. Suo padre lavora in un cantiere a migliaia di chilometri e rientra raramente.
La bambina soffre di una grave malformazione cardiaca dalla nascita. Non può correre, urlare o giocare con le amiche. La minima attività la stanca, ogni emozione forte è un rischio. Sisanda passa quindi intere giornate, sdraiata sul letto, ad ascoltare i battiti del suo piccolo stupido cuore che le impedisce di vivere normalmente, e che la costringe a misurare il tempo in giorni, anziché in anni, per coltivare l’illusione di dare alla sua vita una dimensione naturale. Quando si sente bene, Sisanda può andare a scuola, sulle spalle dello zio.
Il dottore che la visita una volta l’anno è rigoroso: solo un’operazione in un ospedale specializzato, all’estero, potrà salvarla. Ovviamente, però, l’operazione costa troppo. Sisanda sembra condannata ad una morte prematura finché un giorno la madre, soprannominata “Antilope” da tutti gli abitanti del villaggio per la sua abitudine di correre instancabilmente a piedi nudi sulle colline, scopre che al vincitore della maratona di Kamjuni spetta una somma considerevole.
Per una famiglia come quella di Sisanda, però, è complicato persino iscriversi…
Xavier-Laurent Petit, conosciuto dai nostri redattori per il fortunato Be safe, decide di fare della piccola Sisanda la narratrice della propria storia, e sembra adattare il ritmo della scrittura e della scansione del romanzo – trentanove brevissimi capitoli – alle percussioni tachicardiche del “piccolo, stupido cuore” della bambina. La descrizione del villaggio e della vita quotidiana dei protagonisti, lontani geograficamente dai ragazzi di Be safe , ma ugualmente toccati dagli squilibri dellà realtà globale, appaiono realistici e credibili.
Un libro semplice e toccante senza retorica, delicato e ottimista, in cui il calore e la solidarietà tra gli esseri umani non restano parole vuote.
MB