Un incipit al giorno: Siobhan Dowd, La bambina dimenticata dal tempo
Avevano battuto il giorno sul tempo. Il cielo era come vetro scuro, restio a lasciar filtrare la luce. L’unico suono era il brontolio del furgone, che costeggiava il lago. La superficie dell’acqua era incolore. Le colline si adagiavano sulla sponda opposta come sagome di giganti appisolati.
Fergus sbadigliò. Non erano ancora le cinque quando iniziarono a salire lungo la strada di montagna. Zio Tally rimuginava masticando a vuoto mentre le ruote crepitavano sulla carreggiata. Fergus teneva in grembo il thermos col tè nero zuccherato. Non c’era latte in frigo quella mattina.
«Troppo presto per te, eh?» ironizzò Zio Tally, cambiando marcia.
«Verissimo» disse Fergus. «Quando vado a correre non è cosí buio». Si sentiva la gola incrostata. Le parole uscirono allungate da uno sbadiglio. «È innaturale alzarsi prima degli uccelli».
Si avvicinarono al posto di controllo sul confine e il furgone rallentò. Il soldato davanti alla baracca se ne stava ritto imbracciando un fucile, ma non si mosse. Aveva un’aria giovane e la pelle chiara, con le lentiggini. Li salutò, alzando il calcio del fucile, e passarono oltre senza doversi fermare. Zio Tally rise. «Potevo avere il furgone pieno di Semtex per quel che importa a questo pivello» disse.
Fergus grugní. «Già» disse. «Deus ne sarebbe estasiato».
Deus, che in latino significa Dio, era il soprannome locale di un famoso dinamitardo, che si diceva fosse attivo nei dintorni.
«Altroché».
«Soltanto che staresti andando nella direzione sbagliata. Ci stiamo allontanando dai Disordini, Zio, non avvicinando».