Un incipit al giorno: Siobhan Dowd, Crystal della strada
Ho sfilato leggera e sicura lungo la fila di automobili, con una tale indifferenza che nessuno avrebbe mai capito che ero in cerca di un modo per imbarcarmi sulla nave.
Passeggiavo serena, bionda, con la parrucca che catturava la luce. Poi l’ho notata. Una splendente quattro per quattro blu, sette posti e nessun bambino. I proprietari, capelli grigi e abiti svolazzanti, erano appena scesi, lasciando le portiere anteriori spalancate. Erano a metri di distanza, guardando verso il mare, parlando con qualcuno più avanti nella coda.
Erano dei babbacucchi, garantito al cento per cento. Babbacucco è la parola che io, Trim e Grace abbiamo inventato a Templeton House col significato di Vecchi Babbei Bacucchi.
Ho dato una sbirciata all’interno. Cappotti, riviste, giornali. Un seggiolino per bambini, ma nessun bambino. Disordine. Perfetto. Sono salita dalla portiera del passeggero e mi sono intrufolata nel retro.
C’erano odori di peli di cane e di plastica, mescolati fra loro. Mi sono raggomitolata sul pavimento e mi sono tirata sopra i cappotti. C’era silenzio, buio e calma. Il vento non si sentiva più.
Ero partita per l’Irlanda, da sola.