Un incipit al giorno: Katherine Rundell, Sophie sui tetti di Parigi
La ritrovarono nella custodia di un violoncello che galleggiava al centro della Manica, la mattina del suo primo compleanno. Era l’unico essere vivente lì attorno, per miglia. C’era solo la bambina, qualche sedia elegante e la prua di una nave che spariva nell’oceano. Nella grande sala da pranzo la musica risuonava tanto forte e meravigliosa che nessuno si era accorto dell’acqua che invadeva la moquette. I violini erano andati avanti a suonare per qualche minuto anche dopo che la gente aveva cominciato a gridare. Gli strilli dei passeggeri si erano levati assieme ai do acuti in uno strano duetto. Quando fu ritrovata, la bambina era avvolta negli spartiti di una sinfonia di Beethoven, tra i quali aveva cercato un po’ di calore. Era andata alla deriva, quasi a un miglio dalla nave, e fu l’ultima a essere recuperata. L’uomo che la trasse a bordo della scialuppa era uno dei passeggeri, uno studioso: accorgersi delle cose era una prerogativa del suo mestiere. Notò subito che era una bambina, con i capelli lucenti come fulmini e il sorriso di una persona timida.