Un incipit al giorno: Holly Goldberg Sloan, Il mondo fino a 7
Siamo seduti a un tavolo da picnic di metallo verde mare, fuori dalla Gelateria Fosters.
Tutti e quattro.
Mangiamo un semifreddo, di quelli immersi in una vaschetta di cioccolato liquido (che poi si solidifica diventando un guscio croccante).
Non dico a nessuno che il procedimento funziona grazie alla cera. O, per l’esattezza: grazie a una paraffina commestibile, specifica per alimenti.
Quando il cioccolato si raffredda, imprigiona la bontà della vaniglia.
Il nostro compito è liberarla.
Di norma, i coni gelato io non li mangio nemmeno. E, se lo faccio, sono attentissima a evitare che ne scenda anche una minima goccia.
Ma oggi no.
Sono in un luogo pubblico.
Non sto nemmeno spiando.
E il mio cono gelato è un grosso pasticcio gocciolante.
In questo preciso istante, sono qualcuno che gli altri potrebbero trovare interessante da osservare.
Perché?
Be’, innanzitutto sto parlando in vietnamita, che non è la mia “lingua madre”.
Mi piace molto questa espressione, perché in generale credo che le persone non rendano sufficiente onore a questo muscolo contrattile per tutto il lavoro che fa.
Perciò grazie, lingua.
Seduta qui, al riparo dal sole pomeridiano, uso il mio vietnamita ogni volta che posso, il che succede spesso.
Sto parlando con la mia nuova amica Mai, ma perfino suo fratello maggiore, Quang-ha, sempre-scontroso-e-che-fa-un-po’-paura-perché-è-più-grande, mi rivolge qualche parola in quella che ora è soltanto la loro lingua semi-segreta.
Dell Duke, che ci ha portati qui con la sua macchina, tace.
Lui non parla vietnamita.
Non mi piace escludere la gente (sono io quella che viene sempre esclusa, perciò so bene come ci si sente), ma non mi disturba che il signor Duke ci stia a guardare. È un consulente psicologico della scuola, e ascoltare è un elemento importante del suo lavoro.
O almeno dovrebbe.
Mai fa la parte del leone sia nel parlare sia nel mangiare (le passo il mio cono quando non mi va più), e tutto ciò che so di certo, mentre ce ne stiamo lì con il sole in faccia e il gelato che incatena la nostra attenzione, è che questa giornata non la dimenticherò mai.