Fabio Geda – Marco Magnone, Berlin – I fuochi di Tegel
Siamo a Berlino Ovest, alla fine degli anni ’70. Da due anni si è diffuso un virus che uccide le persone con più di 16 anni: i più fortunati riescono a vivere fino a 19 anni. Per riuscire a sopravvivere, i ragazzi hanno creato dei gruppi nei diversi luoghi di Berlino: ci sono le ragazze dell’Havel, i ragazzi del Gropiusstadt, quelli dello Zoo, del Reichstag e infine quelli di Tegel che, a differenza degli altri, sostengono che il virus è una cosa buona e organizzano “feste della morte”. In più considerano i “nati dalla morte”, cioè i bambini nati da genitori che subito dopo la nascita sono morti a causa del virus, dei “pezzi da collezione”, e infatti una notte alcuni ragazzi del gruppo di Tegel vanno nell’Havel per rapire Theo, un figlio della morte. Due ragzze, Nora e Christa, se ne accorgono e partono all’inseguimento, verso Tegel, con l’aiuto di Britta e di alcuni ragazzi di Gropiusstadt.
A me questo libro è piaciuto davvero tanto, per molti motivi. Un motivo che voglio citare in particolare è il fatto che i protagonisti del romanzo fanno continuamente dei paragoni tra la vita di prima e la vita dopo il contagio del virus. E questo è solo un motivo per leggere questo libro!
“Perché avere qualcuno che si occupa di te, se non fa del bene al corpo, fa comunque bene all’anima”.
“Mio padre diceva che c’è gente che alla morte ci arriva viva, mentre altri, quando tocca a loro, è come se fossero già morti da un sacco di tempo”.
“Tutto l’amore che vorremmo lasciare sulla terra, prima di morire, è difficile chiuderlo dentro alle parole”.
Voto: 10
Giada Niccolai