Siobhan Dowd, La bambina dimenticata dal tempo
Scriveva Schopenauer che ognuno prende i limiti del suo campo visivo per i confini del mondo. Nel secondo romanzo di Siobhan Dowd pubblicato da Uovonero, La bambina dimenticata dal tempo, il concetto di “confine” può risultare centrale per l’individuazione di una chiave di lettura. Il primo confine che si presenta al lettore è materiale e sinistro: il confine tra Irlanda e Irlanda del Nord, anno 1981. I cosiddetti troubles, i disordini, imperversano e la famiglia McCann vive con emozioni diverse la decisione del figlio maggiore, militante dell’IRA in carcere, di aderire allo sciopero della fame. Se per la madre e il padre è naturale orientarsi verso due reazioni drammaticamente opposte, il giovane Fergus, diciottenne protagonista della vicenda, si trova in maggiore difficoltà, soprattutto perché si trova a confrontarsi con un secondo confine, altrettanto decisivo: quello tra adolescenza e vita adulta, tra innocenza e complicità, tra inconsapevolezza e presa di coscienza. E come nelle sue corse mattutine attraversa continuamente da un paese all’altro il primo confine, analogamente Fergus si troverà di continuo in bilico tra la voglia di crescere, con le responsabilità che questo comporta, e la tentazione di tornare indietro nel tempo, ai tempi dei giochi innocenti e delle canzoncine cantate a squarciagola con gli amici.
Un terzo confine, apparentemente invalicabile, viene evocato nel romanzo: quello temporale. Il protagonista, Fergus, è l’autore, per caso, di uno straordinario ritrovamento archeologico, quello del cadavere mummificato di una bambina dell’80 d.C. Anche questa barriera è continuamente infranta, per mezzo di una serie di visioni oniriche che sembrano mettere in contatto Fergus e Mel, quasi a dimostrare che epoche lontanissime tra loro possono dialogare , e che alcuni atteggiamenti umani, alcune violenze e discriminazioni, sono destinate a ripetersi nei secoli.
Il romanzo non ha conclusioni consolatorie da offrire al lettore, ma saprà avvincerlo grazie alla ricchezza di spunti – molti dei quali non citati nella recensione – e alla fluidità di una scrittura che dona leggerezza e luminosità alla più oscura delle ambientazioni.
MB