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Primo Levi, Se questo è un uomo

Primo Levi, Se questo è un uomo

Il titolo di questo libro parla da solo. È davvero un uomo quello che stava nei lager? Possono le sue condizioni essere dette umane? Primo Levi parla brillantemente di questa questione nel suo libro “Se questo è un uomo”. Parla appunto della sua personale esperienza nei campi di concentramento, parlando soprattutto della negazione dei diritti umani che non gli venivano riconosciuti nei lager. Dice per esempio di aver imparato a non fidarsi nemmeno dei suoi compagni, dormiva appunto con gamella e posate (suoi unici possedimenti) come se fossero un cuscino per evitare che gli venissero rubati. Inoltre levi aveva una posizione di favore nei campi di Monowitz e di Auschwitz dove era detenuto, a causa del suo lavoro di chimico, sia precedentemente all’ internamento nel campo, sia all’ interno del campo. Molti dei prigionieri uscivano dai lager scioccati per ciò che avevano visto o subito (venivamo appunto fatti esperimenti sugli ebrei, trattati come cavie), Levi stesso resta turbato dalla sua esperienza e ha detto in diverse interviste che ha scritto “Se questo un uomo” non per piacere, ma perché ne sentiva il bisogno. Non si sa neanche se la sua morte a causa di una caduta dalle scale sia stata un semplice incidente o se sia stata un suicidio. Questo libro mi è piaciuto molto soprattutto per gli argomenti trattati, nonostante non sia una lettura molto leggera. Lo consiglio a tutti sia perché la storia è molto incisiva sia perché è comunque un classico che chiunque dovrebbe leggere.

Francesco Amodio

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