Paul Dowswell, Ausländer
Dopo la morte accidentale dei suoi genitori, Piotr è stato affidato ad un orfanotrofio polacco per due anni. Nel mese di agosto del 1941, alcuni soldati, di scorta ad un’équipe di medici tedeschi, arrivano per una procedura di “germanizzazione”. Uno per uno, i ragazzi sono misurati, pesati, studiati quasi al millimetro, prima di essere divisi in due gruppi. Con il suo fisico tipicamente ariano, Piotr ha vinto il suo biglietto per Berlino, ed è ospitato a casa Kaltenbach, famiglia di convinti sostenitori del Partito nazionalsocialista, che hanno tre figlie e tutta l’intenzione di indottrinare il bambino di tredici anni, molto alto, bello, biondo con gli occhi azzurri.
Piotr diventa Peter. Parla perfettamente il tedesco, è abbagliato dalla vita lussuosa di Berlino, aderisce pienamente all’ideologia della famiglia Kaltenbach e si arruola nella Gioventù hitleriana, in cui dimostra uno zelo esemplare. La sua vita è molto migliore rispetto al passato in Polonia, in cui aveva sofferto a causa delle origini bavaresi di sua madre, soprattutto dopo l’invasione delle truppe nemiche nel 1939.
A Berlino, il ragazzo cresce e impara a sviluppare la sua capacità di giudizio e di critica, che tiene per sé, ovviamente, preoccupato del clima instabile e sospettoso. Incontra la deliziosa Lena Rieter, che appartiene ad una famiglia molto apprezzata e rispettata all’interno del partito, ma impegnata clandestinamente nell’opposizione e pronta ad aiutare gli ebrei clandestini.
Ma questo ancora non tocca Pietro da vicino. Egli conduce la sua vita senza fare domande, aspira a diventare un pilota della Luftwaffe e la compagnia di Lena dà energia alle sue giornate. Insieme partecipano alle feste proibite, bevono gin e ascoltano musica jazz. Si considerano liberi e ribelli, a modo loro. E sognano una Germania restituita a se stessa, liberata dal cieco fanatismo.
La situazione degenera progressivamente. Peter si oppone alla famiglia Kaltenbach criticando la politica del Führer, scopre la natura segreta del suo tutore, il cui lavoro presso l’Istituto di Antropologia, Ereditarietà Umana e Eugenetica nasconde esperienze vergognose e ignobili, e al tempo stesso la città di Berlino subisce una serie di ripetuti, violenti, attacchi aerei.
Siamo a un punto di svolta nella guerra, e Peter decide di scegliere da che parte stare.
Primo romanzo dell’inglese Paul Dowswell ad essere tradotto in Italia, “Ausländer” è un romanzo di formazione che ha il pregio di tratteggiare un affresco credibile della Berlino del Terzo Reich. Confrontandolo con la sua seconda opera, “Il ragazzo di Berlino”, ambientato ad Est negli anni della guerra fredda, si comprende come l’interesse primario del narratore inglese sia quello di indagare i meccanismi psicologici del totalitarismo: la crescita di Peter corrisponde al progressivo affrancamento da un’accettazione passiva, robotica dello status quo e ad un graduale avvicinamento ad ogni forma di ribellione. Il pregio maggiore del romanzo risiede nel suo stile semplice e diretto, nella trama vivace e avvincente, nei personaggi rappresentati in maniera credibile, e soprattutto nella caratterizzazione di Peter, un ausländer (straniero) che non rinuncerà mai alla sua vera natura, e che da essa si fa condurre alla salvezza.