Murakami Haruki, Norwegian Wood
Norwegian Wood è un romanzo, ma è molto più di questo.
Dire che è semplicemente un romanzo che tratta di adolescenza, della difficoltà di diventare adulti e di trovare il proprio tassello nel puzzle del mondo è dire un quarto della magnificenza e della delicatezza che questo libro contiene.
Siamo nei pressi di Tokyo, tra il 1968 ed il 1970, dove Toru Watanabe vive la sua vita studiando, lavorando, mangiando e dormendo, guardandola, però, dall’esterno, analizzandone i fatti e sminuzzando ogni piccolo particolare.
Norwegian Wood è il titolo del libro, ma è anche il titolo di una canzone dei Beatles, canzone che accompagna piacevolmente la narrazione, canzone che risveglia in Toru il ricordo della ragazza che ama Naoko, tutto di lei: le passeggiate, il vino, la sua struttura psichiatrica e Kizuki, figura fonte di legame tra i 2 ragazzi, suicidato all’età di 17 anni.
Quando la strada di Toru si incrocerà con quella di Midori, ragazza vulcanica e brillante, egli inizierà un percorso di dolore e crescita personale che lo porterà ad aspettare che la vita (o la morte) decida al posto suo.
“I once had a girl
or i should say she once had me”
Leggere Norwegian Wood è stato come accarezzare una piuma, apparentemente liscia come l’olio, ma piena di spini e piaghe, quasi impercettibili, ma che mi hanno fatto inciampare parecchie volte.
Consiglio questo libro a tutti coloro che sono stanchi, stanchi di dover scegliere tra giusto e sbagliato.
Lavinia Santoro
Murakami Haruki, Norwegian Wood, traduzione di Giorgio Amitrano, Einaudi (ebook disponibile)