L’incipit della settimana: Rachel Cohn, David Levithan, Dash & Lily
Immaginatevi la scena: state perlustrando gli scaffali della vostra libreria preferita. Arrivate alla sezione in cui dimorano i libri del vostro autore prediletto e proprio lì, comodamente nascosto tra quei titoli che conoscete così bene, trovate un taccuino rosso.
Come vi comportate?
La risposta mi pare ovvia: lo prendete e lo aprite.
E poi fate tutto quello che vi chiede.
A New York era quasi Natale: il periodo più odioso dell’anno. Le mandrie di gente, le interminabili visite ai parenti, la gioia posticcia, gli infelici tentativi di essere felici… in una situazione del genere la mia innata repulsione per il contatto umano poteva solo aumentare. Ovunque andassi, mi ritrovavo sempre controcorrente rispetto a quella fuga disordinata. Non intendevo concedere la salvezza attraverso nessun esercito. Non me ne sarebbe mai importato niente del bianco Natale. Ero un decabrista, un bolscevico, un criminale incallito, un collezionista di francobolli ostaggio di un’imperscrutabile angoscia… Volevo essere qualunque cosa non fossero gli altri. Camminavo cercando il più possibile di scomparire tra quelle orde pavloviane malate di shopping, di vacanzieri invernali depressi, di stranieri che avevano preso un aereo dall’altra parte del mondo per venire ad ammirare le luci di un albero, senza rendersi conto che si trattava di un rituale del tutto pagano.
Rachel Cohn – David Levithan, Dash & Lily, traduzione di Davide Musso e Sara Ragusa, Harper Collins Italia, 2020, pp. 409, €15,90 (ebook 6,99)