L’incipit della settimana: R.J.Palacio, Il libro di Cristopher. A wonder story
La prima volta che ho visto Auggie Pullman avevo due giorni. Non me ne ricordo affatto, ovvio, però me lo ha raccontato mia mamma. Lei e papà mi avevano appena riportato a casa dall’ospedale, e anche i genitori di Auggie lo avevano appena riportato a casa dall’ospedale. Ma lui aveva già tre mesi, all’epoca. Era rimasto in ospedale tutto quel tempo perché aveva dovuto subire alcuni interventi che gli avrebbero consentito di respirare e deglutire da solo. Respirare e deglutire sono cose cui la maggior parte di noi non deve nemmeno pensare, perché le facciamo in automatico. Solo che per Auggie quelle non erano cose automatiche, quando è nato. I miei genitori mi hanno portato a casa di Auggie, così avremmo potuto conoscerci. Auggie era attaccato a un mucchio di apparecchiature mediche in soggiorno. La mamma mi ha preso in braccio, in modo che potessimo guardarci in faccia. «August Matthew Pullman» ha detto «questo è Christopher Angus Blake, il tuo primo amico».