L’incipit della settimana: Jennifer Niven, L’universo nei tuoi occhi
Non sono uno stronzo, ma sto per fare una stronzata. Mi odierai per questo, e anche altre persone se la prenderanno, ma devo farlo, per il tuo bene ed il mio.
So che può sembrare una scusa, ma soffro di una disfunzione chiamata prosopagnosia, il che significa che non sono capace di riconoscere le facce, persino quelle delle persone a cui voglio bene. Persino quella di mia madre. O la mia.
Immagina di entrare in una stanza piena di sconosciuti, gente che non significa niente per te e di cui ignori tutto. Nulla di strano. Adesso immaginate di andare a scuola, al lavoro o, peggio ancora, a casa tua. Dovresti conoscere tutti, e invece anche in questo caso gli altri ti appaiono come perfetti estranei.
Ecco, questo è quello che capita a me: ovunque vada non riconosco nessuno. Me la cavo identificando il modo di camminare di una persona, la gestualità, la voce, il taglio di capelli. Cerco di individuare un tratto distintivo per ciascuno. Mi dico: Dusty ha le orecchie a sventola e una capigliatura afro ramata, memorizzo questo dato in modo da riconoscere il mio fratellino, ma finché non ce l’ho davanti non sono in grado di ricostruire mentalmente il suo aspetto. A quanto pare, sono l’unico sprovvisto dei super poteri che permettono a tutti di ricordarsi come sono fatti gli altri. […]
Non sto dicendo tutto questo per giustificare quello che sto per fare, ma è bene che tu lo tenga a mente. È l’unico modo per impedire ai miei amici di passare i limiti, e l’unico sistema per fermare questo stupido gioco. Sappi che non intendo far del male a nessuno. Non è questo il motivo. Anche se purtroppo è quello che succederà.
Con affetto, Jack
P.S. Sei l’unica a sapere che cosa c’è in me che non va.
Jennifer Niven, L’universo nei tuoi occhi, trad. di Simona Mambrini, De Agostini, 2017, pp.440, €14,90