L’incipit della settimana: Francesco Niccolini, Il lupo e la farfalla
“Torna sempre lì. Da tutta la vita. E di anni ormai ne ha proprio tanti.
Eppure cammina ancora veloce. Il fiato non gli è mai mancato. Scarpe grosse e su, per quei sentieri che conosce come nessun altro.
Da solo, lui e quel bosco immenso, muto e tranquillo. Silenzioso e vivo.
Per questo non smette di metterci i piedi dentro, ogni volta che può. Si sente parte di quell’universo che lo ha sempre riempito di sorpresa, senza ansie, senza fatica, nemmeno quando di fatica ne faceva tanta. Nemmeno quando da bambino raccoglieva legna e fascine e poi, carico come un piccolo mulo, portava quel bene prezioso a casa, da suo nonno. Non era mai un gioco andare nel bosco, c’era sempre un motivo, anzi, una necessità. Che fossero la legna, i funghi, gli asparagi selvatici, le fragole o le more, c’era sempre qualcosa da portare indietro.
Lo conosce così bene, il bosco, che potrebbe percorrerlo a occhi chiusi. Suo nonno invece voleva che lui, nel bosco, gli occhi li tenesse spalancati: «Occhi e orecchie sono tutto: tienili sempre aperti. Nel bosco non devi mai sottovalutare il pericolo. È il posto più bello e sicuro della Terra, ma solo se non si fanno cose sciocche. Ricordatelo sempre».
E lui se l’era ricordato. Quasi sempre.
Quante volte, con il passare degli anni, aveva ripensato alle cose sciocche che erano successe nella sua vita. Sospirava e cercava di non pensarci troppo. Suo nonno gli ripeteva: «Chi non fa, non sbaglia. Non aver paura: tu fai, sbaglia il meno possibile, ma, quando sbagli, cerca di capire i tuoi errori e non farli più. O almeno fanne qualcun altro, basta che sia diverso».”
Francesco Niccolini, Il lupo e la farfalla, Mondadori, 2019, pp.168, €16.