L’incipit della settimana: Alessandra Montrucchio, Forever Young
23 dicembre 1981, Berlino Ovest
Il cielo era nero e senza stelle, quando Alex si affacciò alla finestra. Probabilmente, altrove la gente non se n’era neanche accorta: a Berlino gli addobbi natalizi illuminavano le strade come il sole d’agosto. Festoni, lampadine e candele ornavano alberi, palazzi e vetrine fin dall’inizio di dicembre, e le note di Stille Nacht erano la colonna sonora ininterrotta di chi abitava in quartieri eleganti come Charlottenburg o Dahlem.
Lì a Neukölln, invece, nemmeno la luce fioca dei lampioni rischiarava le strade, e le poche decorazioni che c’erano sembravano sottolineare ancora di più il buio. E il freddo.
Rabbrividendo, Alex chiuse la finestra. Anche se in casa non faceva molto più caldo, visto che funzionava un termosifone su cinque, era già meglio che stare all’aria aperta.
Alex si strinse nel maglione bucato sui gomiti, si sedette sul materasso buttato a terra che gli faceva da letto e raccolse la chitarra. Provò il giro di accordi che aveva scritto su uno spartito, ma si interruppe quasi subito. No, quella sera non era per niente ispirato, meglio…
Dei violenti colpi alla porta d’ingresso interruppero il corso dei suoi pensieri. Chi poteva bussare con tanta forza? In quell’appartamento andava e veniva chi voleva, non era mai chiuso.
“Kostner!” gridò una voce.
Kostner era il padrone di casa. Non rispose. Eppure c’era, Alex lo aveva incrociato poco prima in cucina.
“Kostner, polizia!”
Un attimo dopo, Alex sentì la porta d’ingresso spalancarsi e un gran trambusto in corridoio.
“Ci si rivede, Kostner,” disse una voce diversa da quella che aveva parlato prima. La risposta del padrone di casa fu un mugolio incomprensibile.
“Non avevi detto che volevi rigare dritto?”
Altro mugolio incomprensibile.
“E invece ci sei ricascato. Sei stato tu, vero, a rapinare il negozio di Abdul? Hai presente, il minimarket turco qui all’angolo.”
Alex ascoltava trattenendo il fiato. Se lo immaginava, quell’ubriacone del padrone di casa: i capelli unti, una vestaglia lurida buttata sulle spalle, le dita e i denti ingialliti dalla nicotina, mentre tirava fuori qualche scusa pietosa.
“Allora, vieni alla stazione di polizia di tua spontanea volontà o dobbiamo ammanettarti?”
“Capo!” Era la voce che aveva urlato all’inizio.
“Che c’è?”
“Mi sa che la rapina non è l’unico reato… qua ci sono dei ragazzi. Scommetto che ’sto vecchio imbroglione subaffitta le stanze.”
Ad Alex il cuore sprofondò nello stomaco: lui era proprio uno dei ragazzi a cui il vecchio imbroglione subaffittava una stanza.
“Le stanze di una casa che non è neanche tua, vero, Kostner?” Era di nuovo il capo a parlare. “Per quello ci abbiamo messo tanto a trovarti, ti eri nascosto bene. Un appartamento vuoto, tu forzi la porta e fai finta di essere il padrone. E affitti le stanze a dei disperati, senza contratto e senza documenti. Ci ho preso?”
Eccome se ci aveva preso.
Alessandra Montrucchio, Forever young, Feltrinelli Up, 2017, pp.224, €14