Ken Kesey, Qualcuno volò sul nido del cuculo
Bromden, detto ormai da tutti “Ramazza Bromden”, è ormai da diversi anni ricoverato nell’ospedale psichiatrico statale di Salem, in Oregon. La corsia psichiatrica dell’ospedale viene diretta con il pugno di ferro dalla temuta infermiera Miss. Ratched, che nasconde dietro a comportamenti apparentemente dolci e “rivolti alla sola salute dei pazienti“, la sua cattiveria, imponendo un regime quasi dittatoriale nell’ospedale. Bromden, per non avere guai, finge ormai da vent’anni di essere sordo e muto e inservienti e ricoverati lo trattano come se non fosse lì, mentre assiste orripilato alle mostruosità che accadono quotidianamente nel reparto psichiatrico. In un 1962 in cui l’abuso dei pazienti è ancora all’ordine del giorno, arriva nell’ospedale l’irlandese Randle Patrick McMurphy, estroverso e dall’aria allegra e spensierata, ossessionato dal gioco d’azzardo, che porta un po’ di follia nell’ormai monotono e triste ospedale. Ma il sangue ribollente di quest’ultimo scatenerà guai guadagnandosi l’odio di Miss. Ratched e portando chaos e aria di rivolta nella corsia. Un capolavoro che parla delle mostruosità che erano quotidiane negli ospedali psichiatrici negli anni ’60, ma strappando sempre una risata. Da “Qualcuno volò sul nido del cuculo” è tratto l’omonimo film del 1975 vincitore di 5 Oscar, pellicola di Milos Forman con Jack Nicholson.
Francesco Amodio