Charlotte Brontë, Jane Eyre
“Le due miglia che ci separavano dal paese sarebbero state una bella passeggiata, in quel pomeriggio di inverno. Il terreno era duro, l’aria tranquilla e la strada solitaria; la luna sorgeva in cima a una collina; uno scalpiccio, un susseguirsi di colpi metallici e regolari si sovrappose al morbido fluire delle acque.”
Passò il cavallo e con lui l’uomo.
“Udendo il rumore di una caduta, lo seguii e trovai il viaggiatore che cercava di liberarsi da cavallo.
-Grazie, posso fare da solo.
-Ma non posso abbandonarla a quest’ora e in un luogo così isolato.
-Anche lei dovrebbe essere a casa… Da dove viene? Dalla casa nella valle? Thornfield?
-Sì, signore.
-Lei non è una delle domestiche… Deve essere…
-L’istitutrice, signore.”
Dopo una lunga serie di avvenimenti assai spiacevoli, venne assunta come istitutrice a casa di un certo Mr. Rochester.
Jane è vissuta in Inghilterra nell’Ottocento assieme alla zia e i cugini ed è sempre stata trattata come un’estranea. Ha perso i genitori quando ancora era bambina.
“-Se non ha genitori, avrà almeno dei parenti…
-No, nessuno che conosca.
-Dove abitano i suoi fratelli e sorelle?
-Non ne ho.”
È incredibile quanto due persone diverse l’una dall’altra siano unite da un così profondo legame di amicizia; quanto affetto si nasconda dietro le fredde e lunghe conversazioni che hanno portato in Jane una più marcata fiducia nei propri mezzi.
Per questo ho scelto di scrivere di lei: nella vita di tutti i giorni apparentemente diversa da quella lontana e chiusa epoca ottocentesca si nasconde ancora un lembo di passato, ed è proprio questo che rende Jane Eyre una donna moderna.
“Ricordo che furono giorni lieti quelli a Thornfield Hall.”
“L’avventura era conclusa; un’avventura di poco conto, senza nulla di romantico o di particolarmente interessante”.
Ma che per un’ora aveva interrotto la monotonia della mia vita.
Margherita Romiti