Irène Némirovsky, Come le mosche d’autunno
Come le Mosche d’autunno è la storia dell’esodo una famiglia aristocratica di Pietroburgo in fuga dalla rivoluzione Bolscevica , che vaga per l’Europa alla ricerca della felice e agiata vita ormai perduta per sempre, ma che ugualmente lotta per sopravvivere in terra straniera, per ricostruire almeno un po’ di quella realtà rimasta solamente un triste ricordo. Non è un resoconto di vicende familiari, né una descrizione di situazioni banali ma la storia di un sentimento, quello della nostalgia, che viene vissuto in maniera completamente diversa dai vari membri della famiglia. I figli si lasciano traportare dalla frenesia della vita in città respingendo i ricordi della propria infanzia tanto da sembrare dimentichi di quel periodo felice. I genitori cercano di imitarli, anche loro rassegnati al fatto di non avere più una patria, nascondendo la propria sofferenza dietro alla loro attività e al loro impegno nel costruire una nuova vita. L’anziana e fedele Tat’jana, nutrice della famiglia Karin da due generazioni, vive con profonda sofferenza la lontananza dalla ricca casa da cui non era mai andata via, e di cui conosceva ogni anfratto e nascondiglio. Lei che proveniva dai villaggi del nord della Russia, mentre gli altri sono coinvolti con una triste allegria nella vita di Parigi, aspetta con malinconia la prima nevicata d’inverno. Ma la neve non arriva.
Michele Meziu