Fëdor Dostoevskij, Le notti bianche
“Quattro notti valgono una vita?
La risposta è nella citazione di apertura di Turgenev.
E allora come si può rimanere distanti dal così assoluto sognatore-non eroe-del libro?
Il protagonista è nella vita un solitario, un inadeguato. Ma come tutti i personaggi di Dostojevski ha una capacità visionaria tale da metterlo pienamente di fronte a se stesso e alla sua immensa ricchezza non relazionale. Fino a quando l’incontro casuale con Nastenka, altra solitaria anima sognatrice dalla non vita inattesa, sembra trascinarlo soavemente verso il mattino, oltre le notti bianche. Ma ogni sogno non può prendere campo se non rinnegando se stesso.
Così il ritorno di ciò che stava sempre più prendendo le sembianze di un passato dimenticato -il primo amore di Nastenka-, torna a mettere ordine alle cose.
Il promesso mattino non ci sarà più per nessuno, forse neanche per la sognatrice, ma la dimensione del sogno dell’amore resta così forte che non può più nutrirsi della vita. Può solo essere alimentata dalla sua concreta illusione.
Non esiste forse scritto più romantico, almeno ai miei occhi.”
Chiara Principe