Didier van Cauwelaert, La fine del mondo viene di giovedì. Thomas Drimm
“Sono solo un adolescente ordinario sotto la pioggia, con dei sogni che si cancellano e la realtà che resta.”
Ambientato in un futuro in cui l’unico dio esistente è l’Azzardo, e tutto ruota intorno a quest’ultimo. Tanto che per scegliere che lavoro devono fare le persone, si guarda la fortuna che hanno nel gioco. Queste hanno dei chip nella testa, che permettono loro di essere controllate.
Thomas è un ragazzo di quasi 13 anni, per cui ancora non ha il chip. La madre fa la psicologa che aiuta i vincitori del gioco a realizzare che hanno vinto, e il padre è un ex insegnante di lettere alcolizzato. In realtà sarà il padre a raccontare a Thomas com’era il mondo prima di tutto questo, perché lui ha letto i libri censurati, e conosce tutte le antiche civiltà.
Un giorno Thomas gioca con il suo aquilone e si imbatte nel professor Leonard Pictone, il quale da morto gli chiederà di aiutarlo a distruggere la sua invenzione che ha ridotto il mondo in questo stato.
Il problema è che Thomas la notte diventa un supereroe, ma la mattina dopo non si ricorda nulla, quindi come farà ad aiutare il professore?
Un libro che ti fa capire l’importanza della natura e della libertà di pensiero. L’unica cosa che non mi ha convinto è il finale, ma così ha voluto lo scrittore, quindi prendendo la storia per quello che è, l’ho trovato un libro che fa riflettere molto ma con quell’aggiunta di ironia che fa sì che scorra perfettamente.
Carlotta Baldi Papini