Deborah Ellis, Il coraggio della libellula

A Casey e Jess è toccata un’estate di duro lavoro, come capogruppo ad un campo estivo, ma l’epilogo e le conseguenze saranno ancora più dure.
Tutto ruota intorno all’omicidio di Stephanie, una bambina che era loro affidata. Fin dall’inizio era stato difficile controllarla, una piccola ribelle, non seguiva il gruppo e si nascondeva. Naturalmente anche l’ultima sparizione era sembrata uno stupido scherzo, finché la polizia non l’aveva trovata, morta, nascosta dentro ad un albero cavo.
Così i fatti si rivoltano contro Casey, ragazza dalla forte personalità, personaggio assolutamente positivo, ma giudicata da tutti una tipa strana a causa della sua sfrenata passione per gli insetti. Toccherebbe a Jess, unica testimone capace di far scagionare l’amica, combattere per raggiungere questo obbiettivo. Però Jess è l’immagine umana dell’ipocrisia, della finzione, dell’insicurezza e dell’orgoglio, capace di rifiutare di testimoniare a favore solo per non sparire nuovamente dietro l’amica, che ha già trovato uno scopo nella vita, mentre lei fa solo finta di averlo.
E alla fine di questa storia, finita forse nel migliore dei modi per chi non meritava di avere accanto una persona tanto spregevole, Jess si dimostra ancora una volta all’altezza di questo aggettivo, non affrontando il male che ha creato.
Un libro sicuramente molto duro, fa venire voglia di essere lì e portare alla ragione Jess in qualsiasi modo. Invece no, lei è lì che si convince della colpevolezza dell’amica, che non si ribella ai pregiudizi degli abitanti del piccolo e soffocante villaggio in cui vivono, che si fa imbrogliare da dei falsi amici, che resta con le mani in mano, come se non esistesse, guardando sfaldarsi ciò che di più bello esista al mondo: l’amicizia.
“Abbi il coraggio di essere amica della tua amica”.

Flaminia Zilletti