Banana Yoshimoto, Kitchen
Tra solitudine e pace.
Ognuno vive solo come sa. Felicità è anche non accorgersi che in realtà si è soli.” E soli, come ci racconta Banana Yoshimoto, si può esserlo in molti modi diversi. Mikage, per esempio, si ritrova in questo limbo fin da molto piccola: la scomparsa improvvisa della nonna che l’aveva cresciuta, con il fievole ricordo di due genitori morti prematuramente, servono da spinta alla ragazza verso la ricerca di una via d’uscita che può essere identificata semplicemente con la ‘felicità’, ma che racchiude in sé il senso più profondo di ‘origine’. Origine che verrà ritrovata in due uniche vie, due rette che inizialmente possono essere considerate parallele ma che, arrivando a sfiorarsi, daranno vita a una nuova armonia: la cucina, non solo con i sapori ma anche con le sue forme accoglienti e il suo fuoco accogliente, e il calore umano di una nuova famiglia, quella dei Tanabe. Yuichi è un ragazzo a cui la nonna di Mikage era molto affezionata, che si presenterà alla porta della nostra giovane donna offrendole un nuovo posto dove stare, con lui e sua madre Eriko. Le molte affinità tra loro, nonostante l’essere schivo di lui, li porteranno a ritrovarsi anche dopo un periodo di distanza, a causa di una perdita comune, molto più forte e di ogni altra che i due ragazzi non siano già stati costretti a subire. L’esperienza, che colpisce in maniera orrenda quella nuova precaria stabilità che si era creata, non solo renderà Mikage “un’adulta come tutti gli altri”, ma lo sbocciare del tacito amore tra lei e Yuichi rappresenterà la salvezza soprattutto per il ragazzo, che con la sua tendenza ad allontanare le persone stava rischiando di tenere a distanza anche l’unica persona in grado di portarlo fuori dall’oblio della solitudine, non dall’esterno, ma attraversandolo insieme a lui.
Il racconto che termina il libro racchiude tutto il senso di questa storia. Un’altra ragazza. Un ragazzo. La perdita delle persone da loro amate. Una misteriosa figura quasi angelica che li porterà a rivederle tramite una serie di favolose coincidenze, tra cui le ultime luci della luna prima dell’alba e la forza delle coincidenze astrali. Tutte queste cose sono i simboli che dimostrano che i vuoti, quelle enormi voragini nel petto che sentiamo con le assenze, soprattutto da giovani, possano essere, in un modo o nell’altro, colmate. Non importa se ci vorrà tanto tempo, né quanta fatica occorrerà per superarle. Solo conciliando le cose più atroci con la vita di tutti i giorni, così la vita apparirà più facile. L’importanza resta nel provarci. Non smettete mai di cercare quell’equilibrio: la vostra felicità.
Giulia Lanzafame