L’incipit della settimana: Cindy Baldwin, Dove crescono i cocomeri
Nelle notti d’estate i raggi della luna attraversavano la finestra della mia stanza disegnando vortici e luccichii argentei sul soffitto. Me ne stavo sdraiata a letto, il lenzuolo su di me caldo e pesante come una trapunta, ad ascoltare il rumore del ventilatore che non riusciva minimamente ad allontanare l’afa dalla camera. Ero andata a letto ore prima, ma faceva troppo caldo per dormire. Troppo caldo per fare qualsiasi cosa, tranne che stare immobile a guardare la luce della luna spostarsi sul soffitto, coi pensieri che vorticavano nella mia testa come il vento sulla baia prima dello scoppio di un temporale. Dall’altra parte della camera, nel suo lettino, la piccola Mylie russava. Solo un bambino poteva dormire in una notte così calda. Chiusi gli occhi, immaginando una serie di numeri davanti alle palpebre abbassate. Raddoppiare le cifre fino a quando riuscivo a tenere il conto: un trucco che mi aveva insegnato papà, oltre che il mio modo preferito per prendere sonno; era un problema abbastanza interessante da farmi mantenere la concentrazione, ma non così complicato da non permettermi di addormentarmi al momento giusto. Uno. Due. Quattro. Otto. Sedici. Trentadue. Sessantaquattro. Andai avanti così fino a Milleventiquattro per due fa duemilaquarantotto, e a quel punto smisi di cercare di dormire. Feci scivolare le gambe giù dal letto e il tappeto fresco sotto le dita dei piedi fu un piccolo sollievo in quella calura. L’orologio sul comodino segnava le 00.03. Attraversai la stanza e il corridoio buio di soppiatto, così che nessuno potesse sentire che ero sveglia e rimproverarmi. Ma non ero l’unica a essere sveglia.
Cindy Baldwin, Dove crescono i cocomeri, traduzione di Giulia Bertoldo, Harper Collins, 2020, pp. 300, €14 (ebook €5,99)