L’incipit della settimana: Manlio Castagna e Guido Sgardoli, Le belve
I colpi risuonavano contro la massiccia porta di legno come
rintocchi di campana.
«Fatemi uscire!»
La stanza era spoglia, dimessa, cupa: un letto in ferro, sotto il
quale era acquattato un pitale arrugginito, e un possente armadio, scuro, al centro di una parete ricoperta da carta da parati a
motivi floreali, stracciata in più punti. Due finestre sprangate,
un camino. Nient’altro.
«Per favore! Fatemi uscire da qui!»
La donna era sciupata, logora come i muri che la circondavano. I capelli rossi arruffati, sporchi. Indossava una camicia
da notte lunga e ingiallita dal lerciume che il suo corpo aveva
generato negli ultimi giorni. La sua voce era il cigolio di un’anima esausta.
Uno scatto metallico, improvviso, la costrinse a voltare la
testa.
Accanto al camino, spento e grigio, si era aperta una feritoia,
un pertugio non più grande di una spanna, ma sufficiente a far
passare le belve.
Quando apparve la prima, la donna gridò.
La gattaiola ne vomitò due, tre, poi cinque, dieci, sempre di
più. Un fiume nero e inarrestabile. I felini erano smunti, macilenti. E nei loro occhi verdi scintillava una febbre demoniaca,
una fame insaziabile, una malvagità feroce.
«NOOOOO!»
Manlio Castagna e Guido Sgardoli, Le belve, Piemme, 2020, pp.256, €16.50