L’incipit della settimana: Catherine Doyle, Il custode delle tempeste
Fionn Boyle sedeva curvo su una sedia di plastica, con le braccia strette ai fianchi e il mento stretto al petto, cercando di non vomitarsi sulle scarpe.
Il traghetto scricchiolava e gemeva. Fionn non poteva fare a meno di notarne gli spigoli arrugginiti, la vernice azzurra scrostata, la sirena che assomigliava al muggito di una vacca moribonda. Tentò di non pensare a quanta acqua di mare avrebbe dovuto inghiottire per affogare. Tara non lo stava guardando, in quel momento, ma Fionn sapeva che sua sorella era in grado di percepire l’odore della paura. Se avesse rigettato il pranzo, lei glielo avrebbe rinfacciato in eterno.
Tanto per rendere la situazione ancora più sgradevole, si trovava incuneato tra due loquaci vecchiette, e il suo telefono era defunto. Campo zero. Neppure una tacca. A volte le anziane signore si interrompevano per riflettere su un segreto, quasi fosse un boccone troppo grosso da mandare giù. Altre volte Fionn avvertiva sulle guance il formicolio dei loro sguardi insistenti, quasi aspettassero di sentire il suo parere. Ma in genere il ruggito delle onde sovrastava ogni chiacchiera.
Era quella la cosa peggiore: l’oceano proprio sotto di lui. Nei suoi incubi più raccapriccianti, l’abisso lo risucchiava e lo inghiottiva, e lui si svegliava di colpo, grondante di sudore.
L’aria di mare gli bruciava nei polmoni e gli faceva pizzicare le guance mentre guardava la terraferma dissolversi pian piano, riducendosi dapprima a una sbavatura verde sull’orizzonte grigio e poi svanendo nel nulla.
A Fionn mancavano già lo smog di Dublino, il fracasso dei lavori stradali e i binari incompiuti del tram che tagliavano la città e obbligavano i turisti a lanciarsi dai marciapiedi. Non pensava mai se il frastuono di una città in continuo movimento gli piacesse davvero, pensava solo che ci era abituato, e per Fionn l’abitudine significava casa.
Ma quella situazione era tutto fuorché un’abitudine, per lui.
Catherine Doyle, Il custode delle tempeste, traduzione di Simona Brogli, Mondadori, 2019, pp.248, €17.