L’incipit della settimana: Erin Entrada Kelly, Lettere dall’universo
A undici anni, Virgil Salinas aveva appena finito la prima e si dispiaceva già per il resto delle medie. Tutti quegli anni davanti li immaginava come una lunga serie di ostacoli sempre più alti, fitti e ravvicinati, e lui lì di fronte con le sue gambette magre e fiacche. Con gli ostacoli non valeva niente. Lo aveva scoperto a proprie spese: durante l’ora di ginnastica era il più basso, il più insignificante e sempre l’ultimo a essere chiamato in squadra.
Tutto considerato, avrebbe dovuto essere contento: era l’ultimo giorno di scuola. L’anno era finito.
Avrebbe dovuto tornarsene a casa saltellando, pronto per l’estate piena di sole. Invece entrò con l’aria dell’atleta sconfitto: la testa bassa, le spalle incassate, e la delusione che gli pesava sul petto come un’incudine. Oggi infatti era ufficiale: Virgil Salinas era un Fallimento totale.
«Oy, Virgilio» disse la nonna – la sua Lola – senza alzare lo sguardo. Era in cucina ad affettare un mango. «Vieni a prenderne uno. Tua madre ne ha di nuovo comprati troppi. Erano in offerta e ne ha comprati dieci. E cosa ce ne facciamo di dieci manghi? Non vengono neanche dalle Filippine. Vengono dal Venezuela. Ha comprato dieci manghi del Venezuela e per cosa? Quella donna, se li trovasse in offerta, comprerebbe i baci di Giuda.»
Scosse la testa.
Virgil raddrizzò la schiena perché lei non sospettasse che c’era qualcosa. Prese un mango dalla ciotola della frutta e le sopracciglia di Lola si aggrottarono. Sopracciglia non del tutto, perché erano completamente depilate.
«Che c’è? Perché hai quella faccia?»
«Quale faccia?» chiese Virgil.
«Lo sai.» Lola non diede spiegazioni. «Sei stato di
nuovo trattato male da quel ragazzino con il muso rincagnato?»
«No, Lola.» Per una volta quel tizio era l’ultima delle sue preoccupazioni. «Va tutto bene.»
Erin Entrada Kelly, Lettere dall’universo, traduzione di Giuseppina Oneto, Rizzoli, 2019, pp. 256, €16.