Frances Hardinge, L’albero delle bugie
Faith è una ragazzina di tredici anni che vive nel 1800, periodo in cui le donne non hanno molta importanza.
Faith è una grande appassionata della scienza e dell’avventura proprio come suo padre, il reverendo Sunderly, che deve seguire con tutta la famiglia in un misterioso trasloco su un’isola sperduta. Tutto, però, cambia quando il papà di Faith muore: tutti pensano ad un suicidio, concludendo così il caso, ma Faith, grazie alla sua intelligenza e alla sua voglia di sapere, non si ferma alle apparenze e scopre che il padre possedeva un “albero delle bugie”, che, se nutrito di menzogne, produce dei “frutti della verità”.
Faith scopre così un nuovo mondo che la porterà alla verità dopo un lungo viaggio insieme ad un nuovo amico che l’aiuterà e le darà fiducia in un’epoca in cui alle donne era concesso solo di fare le brave signorine.
Questo libro ha il suo fascino, come d’altronde qualsiasi libro, ma questo in particolare ha lasciato in me un segno, forse perché mi ritrovo molto nel carattere della protagonista, che, nonostante i divieti e la chiusura della sua epoca, riesce a raggiungere il suo obiettivo. Faith decide di buttarsi, e dopo quella decisione non torni più indietro, non puoi più voltarti, devi arrivare alla fine, raggiungere quel punto in cui dopo tanta fatica capisci che non essersi voltati è stata la scelta migliore.
Viola Conti
Frances Hardinge, L’albero delle bugie, traduzione di Giuseppe Iacobaci, Mondadori, pp.414, € 17.