L’incipit della settimana: Fabio Geda, Anime scalze
Quella mattina, ricordo, nel parcheggio del centro commerciale, scendendo dal furgone, afferrando il fucile dal sedile posteriore, ho guardato di sfuggita verso il bosco e mi sono accorto che il sole stava sorgendo sulla campagna come un livido. Era ottobre. Avevo quindici anni. Luca ha guardato nella mia stessa direzione e ha detto: Ho sonno, infilando la mano sotto il casco da football americano e grattandosi la guancia. Lo ha detto senza piagnucolare; di anni, Luca, ne aveva compiuti sei il giorno prima. Per un attimo ho pensato di dare un fucile anche a lui, perché sul sedile ce n’erano due, poi mi sono detto: No, meglio di no.
Seguimi.
Luca ha ubbidito.
Abbiamo attraversato il parcheggio di corsa, in direzione di uno dei capannoni; abbiamo raggiunto la scala esterna. L’ho trascinato su stringendogli la mano per evitare che scivolasse, ma con l’altra dovevo sia aggrapparmi al mancorrente sia tenere il fucile. Ho sentito le sirene della polizia e le auto inchiodare davanti al cancello. Non ho sentito gli agenti scendere e rovistare nel furgone, attivare l’impianto di amplificazione della volante, quello no; ma ho sentito il mio nome quando l’hanno urlato.
Ercole, ha detto una voce metallica distorta dagli altoparlanti, Ercole vieni fuori e non fare sciocchezze. Dal tono si capiva che il poliziotto si stava sforzando di essere educato e che in realtà avrebbe voluto dire: Ercole, Ercole vieni fuori e non fare cazzate, ma non poteva, forse perché insieme a lui c’era della gente che si sarebbe lamentata se lo avesse sentito usare quella parola, tipo una persona di buon cuore o chessò io. Cosí ha ripetuto: Ercole, accidenti, lo sappiamo che sei lí dentro. Posa il fucile e vieni fuori.
Tsz, ho pensato, anzitutto non sono dentro, ma sopra, sul tetto; e poi che roba i poliziotti, a volte fanno tanto i gradassi – come la sera che hanno arrestato mio padre – e altre si cagano addosso per una persona di buon cuore. A me invece mica mi fanno paura le persone di buon cuore. Macché. Me non mi avranno mai.
Ercole, ha urlato il poliziotto, cazzo, mi hai sentito? A proposito, io mi chiamo Ercole.
Fabio Geda, Anime scalze, Einaudi Stile Libero, 2017, pp. 232, €17,50