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L’incipit della settimana: Katherine Rundell, La ragazza dei lupi

L’incipit della settimana: Katherine Rundell, La ragazza dei lupi

Breve nota sui soffialupi

I soffialupi sono quasi impossibili da scoprire. Un soffialupi non è come un domatore di leoni o un direttore di pista: i soffialupi possono trascorrere tutta la vita senza posare lo sguardo nemmeno su un lustrino. Visti da fuori sembrano più o meno delle persone normali. Certo, ci sono degli indizi: è assai facile che manchi loro un pezzo di dito, il lobo di un orecchio, una o due dita dei piedi. Consumano le fasciature pulite come il resto del mondo consuma i calzini. Hanno addosso un vaghissimo odore di carne cruda. Nelle lande selvagge della Russia occidentale si aggirano bande di mercanti di lupi, sempre a caccia di cuccioli appena nati. Li rapiscono, ancora umidi e ciechi, e se li portano via, chiusi in scatole, per poi venderli a San Pietroburgo a uomini e donne che vivono vite eleganti dentro case dai tappeti spessi. Un cucciolo di lupo può valere mille rubli, ma arrivano a chiederne il doppio per un esemplare con la pelliccia d’un bianco immacolato. Si dice che avere un lupo in casa porti fortuna: soldi e celebrità, bambini dai nasi puliti e fanciulle senza brufoli. Pietro il Grande aveva sette lupi, tutti bianchi come la luna. I lupi prigionieri vivono in catene dorate e vengono addestrati a restare seduti immobili anche quando sono circondati da persone che ridono, bevono e soffiano loro negli occhi il fumo dei sigari. Sono costretti a mangiare soltanto caviale, sebbene lo trovino disgustoso. Alcuni diventano così grassi che con la pelliccia sullo stomaco spazzano il pavimento, raccogliendo cenere e ciuffi di polvere ogni volta che con passo barcollante salgono o scendono le scale. Non è possibile, però, addestrare un lupo come si addestra un cane, né costringerlo a vivere segregato.

I lupi, come i bambini, non sono fatti per condurre un’esistenza tranquilla.

Uno

C’era una volta, cento anni fa, una ragazza buia e tempestosa. La ragazza era russa, e sebbene i suoi capelli, gli occhi e le unghie fossero bui come la notte a ogni ora del giorno, il suo carattere diventava tempestoso solo quando pensava che servisse davvero. Il che capitava abbastanza spesso.

Si chiamava Feodora.

 

Katherine Rundell, La ragazza dei lupi, Rizzoli, 2016 (traduzione di Mara Pace), pp.288, €15.

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