L’incipit della settimana: Sally Gardner, Tinder
Una volta, in tempo di guerra, quando ero un soldato dell’Esercito Imperiale, vidi la Morte camminare. Portava sul teschio una corona avvizzita fatta di ossa e biancospino fresco attorcigliato. Intorno allo scheletro si era avvolta un mantello d’oro lacero, e alle sue spalle si stringevano gli spettri dei miei commilitoni di recente strappati, ancora giovani, alla vita. Molti li conoscevo per nome.
Accadde il secondo giorno di novembre del 1642, durante la battaglia di Breitenfeld; il nostro reggimento era intrappolato nella grande foresta, prigioniero tra il fitto degli alberi e i fucili nemici che sopraggiungevano. Un colpo di cannone, e la boscaglia andò in famme: per il fumo non riuscivo più a capire da che parte proseguisse la battaglia. Lontano, rumore di cavalli, briglie e bardature. Era dall’alba che combattevo. Come i miei commilitoni, mi ero battuto con tutto il mio valore, anche se sapevo che la nostra era una causa persa. Intorno a me giacevano i corpi di coloro che erano già morti e di quelli che tra poco lo sarebbero stati, e il loro sangue – il nostro sangue – tingeva il tappeto di foglie di porpora, più di quanto l’autunno si fosse ripromesso di fare.