Kevin Brooks, L’estate del coniglio nero
by Matteo Biagi
16 Giugno 2015
Era un’estate afosa, erano anni che non ci frequentavamo, erano settimane dalla fine della scuola che non uscivo di casa così, quando ricevetti quella telefonata da Nicole che mi propose di rivedersi un’ultima volta con il vecchio gruppo di amici, non potei che accettare seppur controvoglia; insomma, era Nicole, non ero mai riuscito a dirle di no, e poi cosa mai poteva capitare se avessimo fatto un rimpatriata prima della partenza di Eric e Nicole, nel vecchio covo, per ricordare i tempi andati.
E invece quella sera accade tutto.
Le chiesi di invitare anche Raymond, ok, era sempre stato un po’ strano, e legato in modo quasi morboso al suo coniglio nero ma insomma gli volevo molto bene e anche Nicole; la serata al covo fu piuttosto tranquilla, avevamo bevuto, forse anche qualcosa di peggio, io e Nicole avevamo litigato, ma la notte doveva ancora cominciare.
Andammo al luna park e vedemmo Stella Ross, una ragazza che aveva frequentato la nostra scuola, che era diventata famosa e se n’era andata, ma, diciamolo, tutti (e in particolare noi ragazzi) ricordavamo soprattutto alcune sue particolari foto che qualcuno aveva caricato su internet; quello che mi stupì di più però fu vederla insieme a Ray, come se fossero amici, chiunque avrebbe capito che lo stava solo prendendo in giro: una bambina e il suo giocattolo, la bella e la bestia; Raymond doveva essersene reso conto, era un ragazzo intelligente, ma allora perchè non reagiva, perchè sembrava solo divertito.
Doveva essere una serata tranquilla con vecchi amici e invece accade qualcosa che cambiò le vite di tutti noi, per sempre: la mattina dopo Raymond e Stella erano scomparsi.
La bellezza del libro, a mio parere, non è solo determinata dal grande mistero che Brooks è riuscito a creare ma anche da altre fondamentali caratteristiche come le splendide descrizioni, e non solo dei luoghi ma anche delle persone, degli odori e delle sensazioni; un altro punto a favore del libro è l’evoluzione del protagonista durante la vicenda e in generale di tutti i personaggi: Pete stesso scopre una parte di sé che forse altrimenti non avrebbe mai conosciuto.
Il finale un po’ in sospeso può lasciare sconcertati ma cede anche parecchio spazio all’immaginazione per cui lo consiglio vivamente a tutti perché merita davvero di essere letto.
Emma Mazzanti